venerdì 29 ottobre 2010

inventario di una (grande) parte di vita in mtb - parte prima

tutti è iniziato negli anni novanta - poteva essere il 93-94 - con una galetti bianca e verde, con portapacchi.
la prima uscita è stata al forte enna. l'ho sempre tenuta con il portapacchi, troppo fashion.
per le uscite invernali utilizzavo un grande maglione in pile multicolor.
dopo qualche mese di utilizzo della galetti mi sono preso una giapponese in alluminio, con forcella rigida, di cui con il tempo mi sono dimenticato pure il brand.
però era molto racing, grigia scura,  cambio e gruppo shimano (che bici era???).
con quella bike ho fatto la prima gara: un rally di quelli con il roadbook ... mi ricordo che al termine di una discesa sono uscito dallo sterrato e sono finito con la testa a dieci centimetri dal filo di ferro percorreva l'intero vitigno.
poi è arrivata una giant in carbonio con congiunzioni in alluminio, fork 3g ad elastomeri (il telaio era come quello in foto, il resto no).
bici fredda di cui ricordo soltanto lo scricchiolio del movimento centrale quando in salita mi alzavo sui pedali.
Tutte queste bike le ho prese usate.
poi pè giunto il momento della mia prima mtb completamente nuova: custom in acciaio, gialla, con fork marzocchi e cambio shimano lx, cerchi mavic (che modello?) mozzi shimano.
l'ho ceduta ad un mio caro amico che, da quanto ne so, la usa ancora e la tiene curata con molto rispetto.

Poi è stato il momento della soft ride (più o meno come quella in foto, ma di colore nero).
steam in carbonio ed attacco manubrio ammortizzato.
a pensarci adesso mi dò del pazzo; però in realtà ho grandi ricordi sia di prestazioni che di comfort.
e poi era una bike troppo america! mi ricordo che otis guy ne aveva realizzato un modello con colorazione stars and stripes da urlo (se la trovo in rete nei prossimi giorni la pubblico).
il tutto si può definire con il concetto di "troppo avanti, troppo azzardato, tropo poco commerciale"; e da quanto ne so la produzione softride in tema di mtb è andata a quel paese (in rete ci sono soltanto riferimenti alla produzione da strada.


Poi è giunto il momento della bike che, più di tutte, mi ha lasciato ricordi veramente racing ... la dbr.
era l'epoca di hubi pallhuber campione del mondo cross country e non si poteva fare a meno di acquistare la bici che lui usava (il tutto come in foto).
comunque con quella bici sono giunto 4° del circuito scott triveneto e me ne sono andato alle finali nazionali all'isola d'elba (week end di grandi abbuffate di cibo e poca mtb ... alla fine diciasettesimo nazionale).
che epoca e che bike.
io l'avevo montata con fork marzocchi ad aria/olio, gruppo shimano lx - xt, ruote mavic ... non era leggera, anzi, ma molto molto affidabile.
terminata la stagione ho venduto la bike e sono rimasto senza mezzo per anni e anni ... ho abbandonato la mtb perchè non avevo più il tempo per allenarmi ed il fare le uscite senza sentirmi in forma mi dava fastidio ...  mi aveva reso la cosa insopportabile... il seguito nella seconda parte ...

con qualche anticipazione su quello che poi è stato il mio futuro ed attuale presente






mercoledì 20 ottobre 2010

Stagionale al Papa




è accaduto il 28 agosto 2010.
sveglia ore 5.30.
carica la zafira con niner e taurine c'dale.
trasferimento a ponte verde.
inforcate le bike all'alba.
passo xomo e su per gli scarrubbies.
giunti al Papa ci ha sorpresi questa visione.
eravamo solo noi.
poi è giunta una coppia con cane labbbrador; il cane era molto felice.















simons taurine       paulo's niner



bevuta una coke, ci siamo lanciati giù per la strada degli eroi.
all'inizio sembrava che la niner rigida nel primo tratto di discesa accusasse il fondo particolarmente dissestato; in realtà ero io che avevo le braccia ko.
nel secondo tratto, con dita intorpidite, non ho più tirato gli hope e la bike è divenute scorrevole e volava.
simons con il taurine sempre un grande discesista, temibile ed ineguagliabile per e sue derapate e contro sterzi (forse non sempre voluti e cercati ... eh. eh. ).
in discesa abbiamo accusato un po' di aria fredda.
quindi, ristoro presso il rif. balasso, con cappuccino (io) e birra e panino (simons).
poi tutti alla zafira, caricate bike e a casa.
anche quel giorno ritorno con sorriso 72 denti.
e' l'effetto anestetizzante della bike.
che meraviglia.

martedì 19 ottobre 2010

Il più grande


(image courtesy of richmitch.co.uk)


Non è chi ha vinto di più.
E' chi è grande d'animo, solido di testa e poi di gambe, coraggioso, attaccante, consapevolmente spavaldo...

lunedì 18 ottobre 2010

Tutti in busa ... e poi a surfare le foglie

Sabato mattina, ritrovo ore 6.00.
E' prevista l'ultima (forse) uscita stagionale alla busa del Novegno.
Equipaggiamento: lynskey pro 29 mod 2009 monomarcia rappporto 32/22, guarnitura fsa k force lite, ruote american classic single speed native, pignone 22 niner, fork rock shock reba, freni avid, sella jaguarata; semplice e senza fronzoli, l'ho testata per quattro uscite e devo dire che e' semplicemente superba.
Zainetto con cambio da sotto, pocket coffee, biscottini e crackers integrali ... oltre ai ferri del mestiere.
Alle 6.00 e' ancora scuro e si azionano i fari, che fanno il loro sporco lavoro e ci conducono in arrampicata fino a Sancta Caterina, passando per strodoli di salita con passaggi sufficientemente tecnici.
Si arriva ai Rossi e poi si prende la strada principale (dapprima in asfalto e poi in sterrato) che ci conduce alla busa.
Vedo un cavallo ed un bovino.
Nessun essere umano, tranne simons.

Molto bene, molto bene.
La giornata e' nuvolosa e man mano che si sale si sente, a tratti, un venticello insidioso.
In busa la temperatura e' decisamente fredda e tagliente.
Il tempo di cambiarmi la maglietta da sotto e le mani, che nella salita avevo tenuto nude prive di guanti, durante il cambio si induriscono al punto di perderne l'articolazione.
La discesa al Cerbaro e' stoica, tanto non riuscivo neppure a frenare.
Scesi a Sancta Caterina percorrendo al contrario un tratto della granfondo della Val Leogra, abbiamo girato per Enna.
Qui sono iniziati 40 min di puro surf tra foglie in singletrack. sx - dx - dx - sx - sx - straight....tutto in continuazione, grande ritmo.

Emozioni pure e semplici, l'essenza di questa disciplina, per quanto mi riguarda.
Alle 10 ero a casa con sorriso sul viso.

Un piccolo cenno alla Lynskey single speed... semplicemente un'esperienza ultraterrena.

giovedì 14 ottobre 2010

il bosco

questo è stato il ritorno alla mtb dopo un lungo periodo di digiuno, durato quasi dieci anni!!
dopo un anno e mezzo di trail running, ho inforcato la bici ad aprile e sono andato alla dolomiti superbike con il simone... che giornata e che week end con le famiglie.
la foto è stata presa in pieno giorno, che meraviglia!
ben tornati in sella

sorge soul-bike ... una necessità





post iniziale.
tutto parte, meglio tutto gira avanti e, talvolta, indietro, ma il trascorrere del tempo e le salite che ci aspettano ci dicono che si deve assolutamente guardare avanti ... testa bassa e pedalare, pur sempre senza uscire di strada o, nel nostro caso, dal single track!
vuole essere un blog salvagente e salvamenti stressate ed umiliate dalla quotidianità ferrea ed inderogabile, che si impossessa della tua persona e che ti spinge, talvolta, su strade e mete che non hai voluto... ed allora ecco la mtb, la nostra amata mtb che da sempre rappresenta lo strumento per piccoli ma preziosi, ed irrinunciabili, momenti di libertà, in solitaria ed insieme agli amici di uscita; poi la mtb è bellezza, gusto estetico, meccanica pura applicata alla grande scoperta umana della ruota ...  e poi della ruota grassa.
passiamo tutto il nostro giorno con i piedi per terra ... quando i piedi li attacchiamo ai crank brothers e cominciamo a girare le gambe, il corpo si smaterializza e la nostra soul si impossessa del tempo e dello spazio.
ecco soul-bike.
paulo